"La mia Iliade"
stagione 2017\2018Una vera fenomenologia della guerra. (…) C’è però nel lavoro di Castelli la parte relativa a Zeus, nella quale il dio-“imperator” rivela che gli uomini sono stati fabbricati in laboratorio dagli alieni-superni e devono “giocare il loro ruolo”. Ogni attore dell’immane tragedia ha la sua parte con alcune battute comico-grottesche in dialetto (trentino, vicentino, o il romanesco dello sbruffone-coatto Achille), ma a prevalere è appunto, per dirla pirandellianamente, la “corda” seria\epica\tragica anche perché gli orrori della carneficina bellica consentono pochi e ben limitati scherzi. Odissei\Ulisse qui, con Castelli non fa una bella figura, non tanto per il cavallo di Troia, quanto per le molte uccisioni finali. E lo spettacolo si chiude, significativamente, con “The End” di Jim Morrison (The Doors).
Eugen Galasso – “Cenerentola” (Bolzano)
Venerdì 23 febbraio è andato in scena al Teatro Cristallo lo spettacolo “La mia Iliade” prodotto da TrentoSpettacoli con il sostegno del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo. Ecco qua la nostra Ana Andros a darci una fotografia della piéce. Sul sito COOLTOUR di Bolzano.
È stato l’attore trentino Andrea Castelli a raccontare il poema omerico. A modo suo naturalmente, seguendo una chiave di lettura ironica, inedita e moderna. Senza concentrarsi troppo sui fatti, quanto sulle reazioni dei personaggi davanti ai fatti, Castelli mostra l’ampio spettro della realtà umana, mettendo in chiave caricaturale i tratti distintivi di ciascun personaggio. Solo sul palco, lo domina in ogni momento – supportato solamente dalla scenografia di Tessa Battisti e dalla tecnica di Claudio Zanna – interpretando in modo vero e senza scrupoli i soggetti della vicenda, tutti fortemente caratterizzati non soltanto nei loro modi di fare, ma anche nel loro linguaggio. L’attore spazia dall’italiano ai vari dialetti della Penisola ed insiste, anche sotto questo punto di vista, sulla variegata società che circonda i protagonisti della piéce e noi stessi. A questo punto lo spettacolo diventa bivalente: ci si rifugia nel mito interpretato da Castelli per oziare e ridere con la sua travolgente comicità, ma ci si rende conto anche di quanto poco l’essere umano sia cambiato. Una rivisitazione attuale e schietta di un mito che porta con sé una critica fine e pungente alla società odierna, lasciando un grande quesito: stiamo davvero progredendo?
L'Iliade personale e universale di Andrea Castelli
"Questotrentino"
Ivan Ferigo·Lunedì 4 dicembre 2017
Un sogno nel cassetto, quello di raccontare l’Iliade, che diventa realtà. Andrea Castelli ha realizzato la volontà di narrare a suo modo – il titolo La mia Iliade è indicativo – un testo ingombrante come il poema epico di Omero. Il monologo, scritto e interpretato dal noto attore trentino e prodotto da Trento Spettacoli, ha debuttato lo scorso 10 novembre al Teatro di Meano e da qui a fine febbraio toccherà diversi centri della Provincia. La prima ha richiamato nel sobborgo di Trento un numeroso pubblico, che più volte ha applaudito a scena aperta. La critica dei quotidiani, al contrario, ci sembra aver accolto meno positivamente l’operazione. A noi di Questotrentino, invece, la versione castelliana dell’Iliade è piaciuta molto: una voce fuori dal coro, come da fiera tradizione. Vogliamo con questo giudizio rendere giustizia specialmente ai punti più contestati.
Affonda le sue radici tra i banchi di scuola, grazie ad un professore capace di far pulsare di vita un testo immortale, l'amore di Castelli per il poema omerico. Una passione che si è trasferita in un progetto covato per lungo tempo, sfociato ora in questa rivisitazione dall'impronta profondamente personale, dal punto di vista umano e artistico. D'altro canto, l'intenzione è limpida fin dal titolo: La mia Iliade, cioè l’Iliade raccontata con quel ventaglio di forme che caratterizzano e rendono riconoscibile il lavoro di Andrea Castelli. Ovvero attraverso l'italiano e il dialetto, il sublime e il (nazional)popolare, il drammatico e il comico, il serio e il faceto. Tramite questa mescolanza di registri, l'attore ha saputo andare all'essenza del mito, coglierne e attualizzarne i temi portanti e universali: la guerra e l'amore, la poesia e la violenza, l'amicizia e la gelosia, il dolore e l'ira, l'eroismo e la meschinità. Una collezione di moti umani immutabili da esplorare, un'esplosione di personaggi da rendere familiari e avvicinare a noi, lavorando di fervida immaginazione.
La scenografia di Tessa Battisti (che firma anche i costumi) è fatta di pochi elementi essenziali e risemantizzabili: una sedia e una pedana praticabile, una fune, soprattutto una barca – posta simbolicamente al centro – che si tramuta poi nel cavallo di Troia, un remo che diventa anche giavellotto e bastone. Scelte adeguate, non invadenti, funzionali alla parola. In questo campo, Andrea Castelli dà vita ai personaggi dell'Iliade giocando con le variazioni stilistiche, dando a ciascuno una propria chiave di lettura. Ecco quindi un Achille “dall'ira funesta” romanesco in quanto forte e gradasso, Paride “bello come un Dio”, la bellezza egocentrica di Elena, la rozzezza di Menelao, un Agamennone potente e arrogante dall'accento veneto. La tensione patetica data da Priamo padre di cinquanta figli, la tragicità di Cassandra veggente inascoltata, la scelta di prendere di Ulisse l'inquietante tenebrosità. E poi ancora Zeus, Apollo, Ettore, i personaggi secondari. Parlando di inserti dialettali, non poteva mancare il trentino (utilizzato per un passaggio narrativo centrale), così come i sottili e mirati riferimenti all'attualità.
In conclusione, una rilettura che centra l'obiettivo di raccontare dell'immutabilità della condizione umana e di spalancare con sincerità e fervore le porte su un mondo affascinante troppo spesso legato ai soli anni scolastici. Oltre a queste considerazioni quasi automatiche, vorremmo dedicare queste ultime righe alla validità dell'operazione di Castelli nel tratteggiare i personaggi. Senz'altro alcuni sono meglio definiti di altri: il pathos di Priamo, ad esempio, rimane non barattabile con i pur arguti e apprezzabili spunti da comicità leggera e brillante. Non vediamo però forzature o sfregi alla classicità nelle attribuzioni dialettali. La parte in trentino è tra i momenti più ritmati dello spettacolo; e ci sembrano indovinati, perché immediatamente riconoscibili, i ricorsi al veneto e al romanesco. Non è solo mero gioco comico: specie nel secondo caso, dietro la patina dell'ironia, ci pare di intendere, parlando di Achille, un'intenzione più profonda: essere il miglior guerriero in Terra dal punto di vista umano è poca cosa.
Attualizzare il mito non è togliergli sacralità; al contrario, se fatto con intelligenza, può voler dire riscoprirlo.
Gran bel testo, sintesi efficaci, ritmi intensi, spunti vividi, personaggi felicemente caratterizzati, spettacolo mai ordinario. Acuta la scelta di rendere la scena del duello in trentino: questo passaggio in particolare ha dato fiducia, e prova, alle capacità degli spettatori di guardare e scorgere ben oltre le casalinghe coloriture e fioriture gergali. L’opera contiene e manifesta assieme buona parte della storia del teatro occidentale e delle miserie umane, sempre quelle medesime di allora come d’oggi, basta saperle sfogliare e considerare sulla bilancia che pesa/pareggia/raffronta il filologico con l’attuale. In gran forma l’autore/attore (sì… lù… l’Andrea) al quale va la mia approvazione anche per la raggiunta maturità e limpidezza professionale.
Spettacolo da vedere! (e da rivedere!)
Quinto Canali Mail da montarsi la testa, sms, whatsapp, messenger...
"(...) non piacere a "L'Adige" è una medaglia, ti ha sempre portato fortuna. Il giorno che scrivessero bene di una cosa tua, butta via tutto! Complimenti, testo bellissimo!" - Willy
"(...) in pochi sono capaci di far pensare e far ridere allo stesso tempo..." - Anna
"(...) L'ho visto a Brentonico, mi hai preso dalla sedia e portato via! Ma come fai?" - Manuela
"(...) in effetti l'esercito acheo era una coalizione con lingue e dialetti diversi. La tua intuizione è giusta e chi non l'ha capito lo ignora. Per essere gentili... (...) - Roberto
"(...) Sei diventato grande, complimenti. C’è voluto del tempo, ma ci sei arrivato… Lo definirei teatro contemporaneo.(...)
- Rinaldo & C.
"(...) Tu non immagini nemmeno quanto e cosa hai seminato in questi anni..." - Filodrammatico roveretano.
"Meraviglioso spettacolo. (...) un turbinìo di emozioni. Ho strabuzzato gli occhi più e più volte; ma come potevi essere tu?!? (...)" - Leonardo
(...) "Come sempre, sei stato incredibile, ci hai catturato. Non vedevo il mio ragazzo sorridere così di cuore da parecchio tempo. Grazie." - Gloria
(...) "La roba pù bela che t'hai fat!" - Gabriella
"Grazie per il tuo spettacolo. Creatività e misura, sorrisi e riflessioni. Come il buon vino anche il tuo desiderio/sogno è maturato bene. Complimenti a te. A me hai fatto tornare voglia di rileggere Omero." Laura
"(...) secondo me sei un po' matto...(...)" Paolo
"Sai cosa? Quando succede di ridere, sorridere e commuoversi con intelligenza vuol dire che si sta assistendo o meglio, partecipando al "gioco" di un grande attore!(...)" Lorena
"(...) la tua Iliade è come lo strudel della Rosanna, appena finito hai voglia di mangiarne ancora ... " - Franca
"Grande Andrea! Ti abbiamo tutti apprezzato e applaudito stasera al Teatro Cristallo. Superlativo!" - Andrea
"(...) ma perché L'Adige ce l'ha con te e sbaglia persino le date? Lo fanno apposta o non sono nemmeno capaci di copiare? (...) - Marisa
"(...) Perfetto il tuo romanesco secondo i miei amici di Roma..!" - A.G.
"(...) Ho fatto ragioneria, non so niente dell'Iliade. Però una volta facevi più ridere (...) Roberto.